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I racconti di p. Jack

fiordi normanni

Capitolo XXVIII – Normanni

I Normanni: gli uomini provenienti dal Nord

Normanni. Noi li chiamiamo così perché vengono dal Nord, oppure Norreni, Nordici. Man sta per “uomo” sempre in antica lingua germanica. Nord ha preso probabilmente il nome del 4° nano che nelle mitologia norrena era deputato e sostenere quel lato (N) della volta celeste. Abitavano la penisola scandinava (e la Danimarca), essenzialmente.
Sono in origine popolazioni indoeuropee che scendevano dai paeselli e villaggi e si coagulavano. Non erano proprio un popolo e in origine erano chiamati Vichinghi. Scendevano a Sud per commerciare i loro prodotti, pesce salato, pelli e ambra, ma pian piano scoprirono che era più facile saccheggiare e taglieggiare, fare schiavi ed altro, quindi: commercianti poi briganti guerrieri per sé e per altri.
Si raggruppavano nella stagione adatta, prima che tutto ghiacciasse, e navigavano. I loro scafi (drakkar) erano talmente leggeri e portabili che se non c’ era acqua per remare se li caricavano in spalla …e avanti.

I resti della nave di Oseberg, uno dei tre drakkar vichinghi rinvenuti fino ad oggi e conservati presso il Museo delle navi vichinghe a Oslo.

Arrivarono quasi dappertutto, dall’America all’Egitto, fondarono Kijv, sbarcarono in Islanda, in Groenlandia (che per loro era verdeggiante), in Labrador (Canada) infine si istallarono in Neustria che da allora noi conosciamo come Normandia. Divennero Duchi di questa regione e sudditi del re di Francia. Non contenti, nel 1066, guidati da Guglielmo il Conquistatore o il Bastardo, con la battaglia di Hastings, combattuta contro il re sassone Aroldo II si presero l’Inghilterra. Nel cartiglio regale inglese il motto è francese! “Dieu et mon droit” con “Honi soit qui mal y pense”. Altrettanto famoso per quella epopea è l’arazzo di Bayeux (Telle de Conquest), una striscia di tela di 68 metri che narra le vicende della conquista e la battaglia.

Scena tratta dall’Arazzo di Bayeux: in alto a destra è raffigurata l’abbazia di Mont-Saint-Michel.

Anche “vik” è una parola dell’ antico germanico, indicava un toponimo, un’insenatura, con un fiordo e un villaggio.
Quando visitammo l’isola Gotland, lunga striscia di terra tra Svezia e Russia andai a cercare un capitello egizio in una chiesuola medievale di campagna, perché c’era il souvenir che uno di loro s’era portato a casa dall’Egitto! L’isola era il santuario dei Vichinghi, nel senso che il clima era mite, dato che fin li arrivava in lembo della Corrente del Golfo, e lì svernavano.

La discesa dei Normanni dal Nord Europa al Sud Italia

Quando cominciarono la storie che ci riguardano più direttamente era di poco passato l’anno Mille e c’era una relativa pace in Europa. Ma a questi ex Vichinghi, anche se omologati europei, il Ducato di Bretagna cominciava a stare stretto, specialmente alle famiglie della media nobiltà: molti figli, poca terra, poca fortuna, tanta voglia di menar le mani e tanta voglia di avventura… E allora partivano.

Le coste della Normandia, regione che prende il nome dai Normanni.

Quando arrivarono in Italia, queste tribù non erano più “i Vichinghi”, parlavano la lingua francese, erano diventati dei devoti e fedeli cristiani già dal tempo di Rollone nel IX secolo, non avevano perso però l’innato senso dell’avventura. Continuavano ancora a cercar fortuna… E così capitarono in Sud Italia, col passa parola, richiamati dai Luoghi Santi: San Michele e Gerusalemme, dalla voglia, come sempre di menar le mani e cercar fortuna.
Da buoni cristiani quali erano, anche loro sognavano il pellegrinaggio in Terra Santa e quando passavano per la Puglia trovavano il loro grande luogo del cuore: il santuario dell’Arcangelo S. Michele, che tanto ricordava il loro primo Paese di adozione. Lì avevano Mont Saint Michel, lui, che con la sua spada, tanto li rassomigliava.

Nelle lotte tra i feudatari, del Sud, nelle loro beghe tra città, tra Roma e Costantinopoli, essi trovarono altro spazio vitale. Anche se pochi, con i loro cavalli, con le loro enormi spade, con la loro possanza, riuscivano a fare a differenza. Si istallarono dapprima a Melfi, in Basilicata, che fu la prima capitale normanna. Ma anche da qui ripartirono per altre conquiste.

Il Castello di Melfi, in Basilicata, di antica fondazione normanna.

Questo pezzo d’Italia a quell’epoca (a. 1000-1100 circa) era un miscuglio di popoli: longobardi, arabi, greci, ebrei, latini.
Se si possono avvicinare a qualcuno oggi, possiamo pensare ai soldati di ventura, ai ceceni, ai mercenari. Erano grandi e grossi con enormi cavalli, violenti e abbastanza crudeli, usi alle armi e si spostavano in gruppi alla mercè di chi pagava meglio. Non avevano elmi con le corna, erano abbastanza puliti e curavano i loro capelli e il viso.

Il regno dei Normanni in Sicilia

Per concludere arrivarono in Sicilia nel 1061. Era ancora dominata dai potentati musulmani diviso tra loro, questi li avevano chiamati per le loro beghe regionali. I cavalieri quel giorno erano circa 300 e con continui apporti dal continente fecero la differenza. Sbarcarono a Messina, combattendo, mercanteggiando, trovando geniali soluzioni tra le divisioni dei musulmani. L’impresa la conclude la bravura e il genio di Ruggero II nel 1130, che ne diventa Re (leggi il Capitolo XXVII dedicato a Ruggero d’Hauteville).

Ruggero II mosaico Chiesa della Martorana a Palermo
L’incoronazione di Ruggero II in uno dei mosaici della Chiesa della Martorana a Palermo

Erano uomini avventurosi, sempre capaci a gettare il cuore e la spada oltre la siepe. Dal loro Vik (villaggio) finirono ad Altavilla in Bretagna, poi a Melfi, poi a Mileto ed infine a Palermo. Ma già il loro pensiero era alla Tunisia e non disdegnarono di pensare alla conquista di Costantinopoli.

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