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I racconti di p. Jack

ballarò mercato arabo palermo

Capitolo XXIX – Gli “Arabi”

Già nel VII secolo le truppe e i pirati musulmani sistematicamente saccheggiavano le ricche città e coste della Sicilia. Era il loro modo di vivere, la loro principale fonte di ricchezza, anche le repubbliche marinare lo facevano. La Sicilia era lì in mezzo al mare alla mercé dei più forti, non era una novità. Quando vi si stanziarono nell’VIII secolo, quella fu la novità, perché introdussero lingua e Corano, rivitalizzando la regione soffocata da un impero agonizzante. Fu proprio l’etica da razziatori di questi beduini a farla diventare da periferia a centro del Mediterraneo.

Tabula Rogeriana mappamondo arabo normanno
Ricostruzione della Tabula Rogeriana, l’atlante in 70 fogli realizzato da Al-Idrisi su commissione del re normanno Ruggero II di Sicilia. Da notare che il Nord è invertito rispetto al Sud.

Arabi e arabicità

La parola a’rab è già plurale, mentre ‘arab è collettivo e indica i veri nomadi che vivevano ai margini degli ambienti dei mercanti stanziali, come Mohammad e la sua tribù. Fu la loro etica predatoria la fonte del successo militare della nuova comunità, questa abilità li avrebbe nel tempo avvantaggiati sui vecchi imperi: nomadi, erranti, leggeri, razziatori, incantati dalla parole del profeta.
Il più antico libro arabo, il Corano, sembra dire che ci siano due connotazioni dell’arabicità: quella dell’eloquenza della lingua araba alta e la turbolenza dei popoli tra i quali la lingua si è sviluppata. Insomma, una potente relazione di retorica e razzia che ha alimentato sia il ciclo della unificazione quanto quello della frammentazione (come accade ancor oggi). Il potere di Mohammed sulla lingua araba alta, quella oracolare e poetica, fu la chiave dell’unità. Lui fu scelto su tutto, tramite la sua persona: un angelo di Dio aveva scelto Mohammed quale suo “messaggero nobilissimo”.

Piccolo vocabolario minimo di arabo traslitterato:

  • “Sharì’a”: interpretazione.
  • “Umma”: comunità di fedeli musulmani in generale, a prescindere da etnia, lingua e cultura;
  • “Islàm”: sottomissione, a Dio. È uno stile di vita oltre che una religione, che regola tutta l’esistenza umana;
  • “Musulmani” o musliman: sono i sottomessi a Dio. È un insulto chiamarli “maomettani”. Perché Dio stesso è il fondatore e Maometto il suo profeta (“rasul”, messaggero);
  • “Maometto” o Muhammad (molto lodato), nato verso il 570;
  • “Mecca” o Makka: madre delle città;
  • “Kàaba”: cubo (12x10x15m). All’inizio era una tenda che proteggeva delle stele di molte divinità, in seguito divenne una struttura in pietre con una stele (un’onice nero, forse una meteorite) che fu murata nell’angolo sud-est. Con la Kaaba la Mecca divenne la capitale religiosa. Secondo il Corano (2, 125), Abramo (Ibrahim) per ordine di Dio la costruì e la purificò con l’aiuto di Ismaele, capostipite degli arabi. L’interno è vuoto, fu purificata da Maometto di tutti gli idoli. Si dice che vi lasciò solo l’immagine di Abramo e della Madonna col Bambino);
  • “Allah”: è la divinità suprema del panteon arabo. Maometto si propose di restaurare e restituire ad Allah la prerogativa del Dio Unico. Ancor oggi questa è l’essenza ferma dell’Islam;
  • “Corano” (Cur’an, Recitazione): è il messaggio, la vita e la personalità del profeta. Più di un documento storico, è la stessa parola di Dio. Occupa la stessa posizione del Cristo nel cristianesimo;
  • “Sura”: le sure sono i 114 capitoli in cui è diviso il Corano;
  • “Ifriqija”: era il nome della provincia dell’Africa che avevano dato i Romani e mantenuto i Bizantini, grosso modo Tunisia e parte della Libia. Da qui arrivarono gli Arabi.
  • “Sunna”: serie di norme di comportamento secondo il pensiero etico e sociale della umma. La sunna deriva dagli “hadit”, racconti del profeta che non sono nel Corano;

Per quanto riguarda l’eredità musulmana in Sicilia

Gli arabi che arrivarono in Sicilia erano Almoravidi (unificatori) berberi che si impadronirono della storia araba, dato che il potere degli arabi era svanito. Popolazioni indigene, anche loro nomadi, del Sahara (deserto), ebbero molto a che fare con i romani. Benché svaniti gli arabi rimanevano presenti con la loro religione e lingua e avrebbero attraversato anche la cristianità, specialmente in Sicilia e la Spagna, attraverso queste popolazioni rese musulmane (i tuarg sono berberi).

epigrafe della zisa multilingue arabo
L’epigrafe della Zisa, a Palermo. Pur essendo un’iscrizione funebre cristiana del 1149, essa riporta il testo in quattro lingue diverse: latino, greco bizantino, ebraico e – naturalmente – arabo.

Più solida in Sicilia fu la persistenza musulmana tra i contadini. Ne rimangono molte tracce specialmente nei dialetti.
Tutti conosciamo Ballarò che un tempo era “suk Balhara”, mercato per il lusso straniero che prese il nome arabo da un famoso monarca indiano, Bahara.
Molte innovazioni militari furono arabe: Ammiraglio, la balestra, i piccioni viaggiatori, le cariche araldiche. Gli ospedali furono probabilmente ispirati da modelli arabi.
Nell’agricoltura, la cultura del riso, i limoni, la canna da zucchero (cannamela), molti tessuti e tinture. Ma poi tante parole: la caraffa, l’alcol, il caffè, il sorbetto, la giacca, il materasso.
Se passiamo poi all’atlante, l’arabo è ancora più evidente. Ve ne era uno nel portico che dava alla Cappella Palatina, creato dagli studiosi arabi, di 400 libbre: non ne rimane nulla se non il libretto scritto dall’autore arabo per Ruggero II.
Un esempio tangibile della presenza araba è il magnifico mantello di Ruggero II. Alcuni anni fa, in esposizione a Palazzo dei Normanni e ora custodito in Austria. Ricamato con leoni, cammelli e una palma, bordato da una iscrizione araba in monumentale scrittura sufica è datato 528 dall’égira (1133 d.C.), usato per almeno cinque secoli dai successori del re, gli imperatori del S. R. Impero: nel momento più sacro della loro vita, alla moda araba, vestirono con il mantello prodotto nel Tiraz di Palermo.

mantello arabo ruggero ii
Il mantello dell’Incoronazione di Ruggero II prodotto dalle manifatture arabe nel Tiraz di Palermo.

Per decenni la Sicilia sembrò essere il centro di un mondo che conosceva pochi confini: un gruppo di vichinghi senza terra, cristianizzati, e dei berberi nomadi del Sahara islamizzati resero questa regione un centro di irradiazione, facendo lievitare le ricchezze di questa terra benedetta da Dio.

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