Capitolo XXVII – La tomba regale di Ruggero d’Hauteville
I sarcofagi in porfido rosso di re Ruggero II
Una leggenda narra di un naufragio e di una promessa, qui, sotto la rupe di Cefalù per grazia ricevuta. Qui, re Ruggero II, volle restare finalmente, e qui si occupò a costruire questo monumento, al Salvatore e a sé. Si occupò pure a trovare due rarissimi sarcofagi di porfido rosso egiziano, quale sua degna dimora, per la grande opinione che aveva di sé. Arrivò come cavaliere a mercé e finì re dopo esser stato Granconte, Duca di Puglia e Signore di Salerno.
Purtroppo a suo nipote Federico II Hohenstaufen, “stupor mundi”, parve bene usare a sua gloria le belle tombe e se le portò in Duomo a Palermo: una per sé e la seconda per suo padre Enrico VI, che non era normanno! A lui si deve la tragica fine della dinastia normanna degli Altavilla.
Con questo concludiamo, per ora, il nostro percorso normanno a Palermo. Con rammarico trascuriamo tanto dell’intelligenza di questo popolo, Normanno, fuori dagli schemi. Ancor oggi desta meraviglia per come ha saputo usare i talenti che si è trovato tra le mani.
L’opera di Ruggero II tra Palermo e Cefalù
Andremo oggi, in un breve “detour”, a Cefalù, come a imitare il nostro re: uscite, non vi fermate mai, non vi limitate perché niente vi può contenere…
I Normanni infatti con la loro presenza in Sicilia sono creatori di un movimento culturale e architettonico tra i più significativi di quel tempo con le loro straordinarie capacità di sincretismo culturale. Al loro arrivo favorirono la penetrazione della cultura latina, senza ostacolare le culture presenti, bizantina e islamica. Fu una positiva tendenza alla integrazione. Con Ruggero II, in particolar si avvia una grande opera di edificazioni monumentali che segnano per sempre il territorio, l’apporto di elementi gotici dei loro Paesi di origine ai bizantini e agli arabi già presenti nel territorio che abbiamo già descritto precedentemente.
Cefalù (nomen omen, in greco sta per testa, capo, rupe) è la rocca che incombe sulla cittadina. Già città greca dal V secolo con ruderi di templi e mura, forse cartaginesi.
Ibn Jubavr nel suo “Viaggio in Sicilia” vi sostò e la chiamò “Shafludi (che Allah la restituisca ai musulmani)”. La rocca era diventata una inaccessibile fortezza a difesa da eventuali attacchi musulmani.
Il Duomo di Cefalù
Per tornare alla leggenda, nel 1128, di ritorno dall’assedio di Troia, qui fece voto di costruire la Chiesa… E così fece: costruì un monumento, tra i più importanti edifici cristiani di sempre. Chiara costruzione gotica, cattedrale-fortezza (ecclesiae munitae), di Normandia. Nel suo interno la sfavillante decorazione musiva ci concentra nel Pantocratore dell’abside, non da ammirare, ma da venerare. Cefalù fu un luogo prediletto per re Ruggero, vi si fece costruire il suo “Osterium magnum”, la sua residenza maggiore, dotò la città di privilegi e la fece rielevare a sede episcopale.
Il progetto prevedeva un grandioso programma che fu ridotto e ridimensionato in corso d’opera. La solenne facciata e lo scalone con la larga piazza ne accentuano la solennità. Le due torri, alleggerite da finestrelle a sesto acuto danno una sensazione di possenza con un portico che prepara l’entrata: tutto dice di entrare. È impressionante l’altezza del presbiterio. Si nota la mancanza di alcuni elementi architettonici, a causa di un ridimensionamento dell’opera. La basilica è a croce latina con tre navate di 16 colonne per lato.
Si nota nell’arco d’ingresso del presbiterio un contrarco per diminuire l’altezza della navata centrale.
La parte absidale del transetto è sontuosamente ornata di mosaici, tra i più belli e ricchi di Sicilia, precedenti a quelli di Monreale.
Il climax è nel catino absidale: il Cristo Pantocratore (creatore di tutto), con a fianco i monogrammi in greco di Jesus Christos), le dita benedicenti della mano destra indicano le tre nature divine, le due persone, l unità di Dio che è alfa e omega. Nelle fasce sottostanti: gli Arcangeli e la Vergine orante, e seguono gli Apostoli. Buona vista!
È bene ricordare che il tutto era finalizzato al Grande Assente, Lui e la Sua tomba di porfido rosso! Che a quell’epoca neppure gli imperatori di Costantinopoli potevano, da secoli, più comprare.