Capitolo XIII
La Loggia, il Garraffello e il Genio di Palermo
Il Cassaro, dopo l’incrocio con via Roma, sulla sinistra fiancheggia il quartiere della Loggia, ma la Loggia non esiste più, era in piazza Garraffello, chiamata così in arabo per una abbondante fontana che anche lei non esiste più. Nasceva, questa fonte, probabilmente, dalle abbondanti acque del Papireto che per vari secoli le amministrazioni tentarono di seccare per problemi di impaludamento. Finalmente quando ci riuscirono sloggiarono anche la bella fontana in piazza Marina, alla fine del Cassaro. A dire il vero è sparito anche il mare, l’attracco delle navi mercantili e la vita…
Nell’alto medioevo sembra che il mare arrivasse qui, ancor oggi è una depressione riempita in tanti secoli, un po’ come hanno fatto gli illuminati amministratori odierni, per formare il Foro Italico, gettando a mare le macerie e gli scarti di Palermo bombardata.Ora questo centro del quartiere è degradato ed è diventato quasi una discarica, utilizzata più spesso come un retropalco, luogo di spaccio… il tutto sotto gli occhi del Genio di Palermo (Symulacrum Panormi), che dal seno dà il suo latte a una vipera e non può che guardare e tacere sperando in tempi migliori.
a destra dettaglio del Genio di Palermo di Pietro de Bonitate a Piazzetta del Garraffo
Dato che era luogo di approdo di commercianti dall’Africa e dal resto dell’Italia (le repubbliche marinare), il quartiere fu chiamato “Amalfitania”. Questa è anche la spiegazione per l’incredibile intreccio di vie e viuzze che c’è ancora oggi. Con il traffico del porto e le botteghe dei commercianti ci fu di tutto: locande, spacci, taverne, case da gioco, postriboli, artigianato, botteghe, attrezzerie per la navigazione…. Quando con il XIII il traffico diminuì, sorsero ulteriori negozi di artigiani, che ancor oggi danno il nome alle vie: coltellieri, materassai, argentieri, chiavettieri, tintori e pannieri. C’è pure una Via delle mosche!
Il tutto si è ormai trasferito a pochi metri dal centro del quartiere, alla Vucciria, o buccheria, parola di origine francese che indica il ceppo per tagliare le carni e quindi la “macelleria”. Come quello medievale anche questo è un vivace luogo di incontro e mercato alimentare che, per non dire di meglio, vien detto “pittoresco” e vivace, specialmente la notte. Anche qui le strade sono strette, anzi tutto è stretto tra avventori, turisti, spacciatori, bighelloni, commercianti, saltimbanchi. Il tutto innervato dalla presenza dei nuovi arrivati che qui trovano finalmente un luogo per incontrarsi con canti, balli, cibi e musiche di altri mondi. Tutt’attorno si può notare il degrado con cui è curato questo quartiere. Il notevole numero di monumenti sono tenuti in “malandate condizioni”: che mentre dovrebbero indicare l’importanza e la loro lunga età, attestano dove e come è decaduto questo settore cittadino.
Qui c’era la distrutta Porta Carbone, e c’è la via dei Cassàri, specializzata per attrezzeria navale. Ma c’erano anche i barbieri cavasangue, i merciai, i marmorai e la bottega del Gagini. Tutto questo non c’è più, sopravvivono piccoli commerci con ceste di frutta in esposizione. In via Garraffello c’era il Palazzo di mercanti genovesi, i Mazzarino, famoso in Francia. La Loggia di appartenenza dei genovesi finì poi ai catalani che la incorporarono al palazzo. Ora tutto è diventato: spacci alimentari!
In alto, nella piazzetta, dice il Bellafiore, “una Mostra Marmorea con il Genio di Palermo con due sante vergini palermitane ai lati, non più esistenti. Sullo zoccolo sono, a rilievo, gli stemmi dei maggiori quartieri cittadini: la rosa per la Kalza; la biscia per l’Albergheria; Ercole per il Capo e lo stemma austriaco per la Loggia.