Capitolo XXV – Itinerario arabo-normanno: San Giovanni degli Eremiti e San Giovanni dei Lebbrosi
Il complesso degli “Eremiti”
Dichiarato patrimonio Unesco e inserito nel percorso arabo-normanno di Palermo, in realtà il Nostro ha poco di arabo e ancor meno di normanno!
La chiesa di San Giovanni degli Eremiti è una struttura di fine VI secolo, probabilmente un monastero benedettino fatto erigere da papa Gregorio Magno (581), finanziato dalla sua famiglia, gli Anici, grandi proprietari terrieri. La chiesa venne fondata sui terreni donati dalla madre del pontefice, Santa Silvia, per l’aiuto ai poveri. Sembra che Gregorio I la diede in gestione ai monaci che insegnarono a produrre buon grano per l’isola e per Roma, ormai decaduta affamata e depredata.
Il “titulus” era S. Ermete, martire dei primi secoli. Cammina, cammina è diventato “eremiti”! Beata ignoranza… Entrarci e fermarsi è un incanto, una sindrome di Stendhal… quanto era bella la natura del luogo, lì passava il Kemonia, lì il mare era vicino, lì era un paradiso (dal persiano: giardino). Ora, triste periferia sovraffollata da costruzioni incerte.
Se ne prese cura, “di tesoro proprio”, Ruggero II stesso prima del 1148. Successivamente molto manomessa, nel 1882 il suo restauro venne affidato a Giuseppe Patricolo. “L’edificio compone i suoi volumi in un insieme nitidamente geometrico” (Bellafiore). Tutta vuota è la chiesa, movimentata da finestrelle e lesene, una cupola, un forte arco ogivale, tre absidi e cinque cupolette all’esterno e un campanile. Il colore rosso che caratterizza le cupolette è, in realtà, decisione degli archeologi perché probabilmente sembra fossero azzurre o rosa.
Al fianco della chiesa, inglobandone un pezzo, c’è un grande porticato che si “suppone” fosse una moschea! Incerto il tempo di edificazione. In questa area era il cimitero per quelli della reggia, non della famiglia reale. Affianco a questo monumento, c’è una Chiesa che anticamente era la chiesa di San Giorgio, di epoca normanna, distrutta e trasformata in Convento benedettino e Chiesa di San Giuseppe Cafasso, dal campanile della quale si gode una bella vista della città!
San Giovanni dei Lebbrosi
Ce ne offre una descrizione Ibn Jubayr[1] nel 1185 circa. Un letterato musulmano di Granada, capitato “Sikillia” per naufragio che, in attesa di imbarcarsi per il suo paese, ci presenta una preziosa immersione.
Ecco cosa dice su questo “posto” … “in direzione di Palermo si trova una fortezza simile alla precedente, detta Qasr ja’far (castello di Jafar) … Lungo la strada vedemmo che i Nasāra (cristiani) avevano chiese per ospitare i loro malati e altrettante ve ne sono nelle loro città, simili agli ospedali musulmani, …come Acri e Tiro. E restammo ammirati di tanta sollecitudine per la cura dei malati”. Ciò che lo sorprese oltremodo fu che, mentre nell’islam questi “ospedali” erano dotati dallo Stato, qui erano a carico della carità e del servizio degli ordini religiosi! E anche per i poveri e lebbrosi.
La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi oggi è sul corso dei Mille, vicino al ponte dell’Ammiraglio. Fu edificata, forse, dal Guiscardo e da Ruggero, durante l’assedio di Palermo, e tenuta dai musulmani. Quindi la chiesa è uno dei primi monumenti normanni della città. (anche se da alcuni documenti e dallo stile sembra vicina a Ruggero II). Gli fu annesso un ospedale per i lebbrosi, da cui il nome. Federico II la concesse all’Ordine Teutonico della Magione.
Per vari secoli San Giovanni dei Lebbrosi fu “incrostata” da stucchi barocchi che solo due secoli fa furono eliminati …e vi fu aggiunto il campanile completamente inventato. L’interno ha tre navate e il transetto con tre absidi. I forti pilastri, le arcate ogivali, il soffitto ligneo la rendono arcaica come tecnica di costruzione. Il presbiterio è sollevato e coperto da una cupoletta. Le finestre non sono originali e vi è un bel crocifisso del XV s.
Ci sono altre piccole e preziose perle nascoste… lasciateci dai normanni, come la Chiesa di Maria Maddalena di difficile fruizione. Ma come dice la parola stessa … sono nascoste! Sembra in questa città non si amasse il loro stile! Chissà se un giorno saranno capaci di organizzare un Percorso normanno. Chi sa! Nel mio paese di origine c’è il “tempietto Longobardo del VII s.”, mi sembra che lì abbiano fatto un bel lavoro… vedere per credere.
[1]Viaggio in Sicilia di Ibn Jubayr, Adelphi, 2022.
Bibliografia
BELLAFIORE G., Palermo Guida della città e dei dintorni, Susanna Bellafiore Editore